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Domingo a Mèrida

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Domingo a Mèrida

Il sabato sera trovo finalmente il ristorante Amaro, era nella Calle 59 ma nascosto perché è all’interno di un patio molto ampio e molto bello. Intorno ci sono esposti quadri di un pittore sconosciuto mentre i tavoli sono nel mezzo e sulla destra c’è un palco per ora vuoto.
E’ la prima volta che ordino due piatti, di solito mi basta un piatto ma questa volta mi ispira. Ci sono molte cose vegetariane e io prendo una insalata e poi un poc-chuc (carne di maiale alla griglia …). Da bere finalmente un po’ di vino.
A un certo punto arriva il cantante, un ragazzotto barbuto e dall’aria triste. Tira fuori la chitarra e inizia a cantare canzoni tristissime e melanconiche; per fortuna nel tavolo davanti a me si siede una turista penso americana molto carina che tira fuori un sigaro e sembra abbia tutta l’intenzione di fumarlo. Chiede al cameriere qualcosa per tagliarlo e poi ordina un tequila … non male !!!
Tenta di accendere il sigaro con dei fiammiferi ma non ci riesce allora intervengo con il mio accendino, poi le spiego in che ordine bere la tequila, prima il sale poi la tequila d’un sorso e poi il limone. Mi ringrazia, sorride ma niente di più … peccato.
Esco dal ristorante e vado un po’ in giro per Mèrida, il centro storico è diventato tutto pedonale perché è sabato, ci sono i tavolini in mezzo alla strada e un’aria di festa. Vado nel mio locale preferito e ordino una margarita che arriva velocemente ed è praticamente una jarra de margarita (un boccale intero!).
Accanto a me si siedono quattro italiani. Lo capisco subito dal fatto che una delle ragazze chiede al cameriere quanto alcool c’è in ogni cocktail del menu, tipico da italiana! Li ignoro e faccio di tutto per non far capire che sono italiano. Ancora è troppo presto per sentire nostalgia dell’Italia!
All’angolo del bancone c’è sempre il vecchietto della sera precedente che si beve il suo bicchiere di vino e ogni tanto tira fuori una Marlboro tremolante che si mette in bocca e fuma con difficoltà.
Al tavolino davanti al mio ordinano qualcosa che viene servita in un bicchiere lunghissimo e stretto. Chiedo al cameriere cos’è : una cerveza oscura … vabbè …
Un mendicante mi chiede i soldi e cerco degli spiccioli ma non ce li ho e allora, visto che ha una sigaretta, gli lascio tre sigarette. Questi mi ringrazia ingoiando il mozzicone che aveva in bocca, masticandolo e poi ripresentandolo acceso sulle labbra … sorrido.
Dopo il secondo margarita vado via (in piedi e senza barcollare per fortuna). Pensavo di andare in uno dei locali in Calle 60 che stasera spero siano pieni.
Sui gradini di una chiesa una ragazza mi chiede una sigaretta, mi invita a sedermi e iniziamo a chiacchierare (per quanto possa chiacchierare in spagnolo …). Mi dice che è yucateca, e io ho pensato che fosse una puttana poi mi viene in mente che semplicemente yucateca è una abitante dello Yucatan! Siamo andati in un locale insieme, abbiamo bevuto un po’ di birra insieme, abbiamo guardato uno spettacolo di alcuni trans, abbiamo ballato, abbiamo fumato e parlato.
Alla fine le ho chiesto di venire nel mio albergo e accetta, ma poi ci ripensa e mi dice di andare da lei.
Prendiamo un taxi e ci fermiamo a comprare un po’ di birra e botanas (che poi sono patatine e cose del genere …).
Casa sua non so dov’era, il taxi ci lascia in una periferia oscura. La casa era piccola (naturalmente ad un piano) con due stanze, cucina e camera + bagno. La camera non aveva letto, ma solo una grande amaca … cazzo … un’amaca … mi mancava !!!!
Nelle amache dello Yucatan si dorme e si riposa benissimo anche in due, ma la mattina alle sette il sole ti sveglia, anche se la casa era abbastanza fresca, fatta di foratoni non intonacati.
Mi chiede se voglio fare il desayuno e se mi andava bene la cochinita, io non ho idea di cosa sia, spero non siano cavallette, ma nel dubbio le dico che va bene, al limite prenderò solo il caffè.
Va via in bici e torna dopo mezzora con una borsa con dentro una pentola, un bottiglione di due litri di coca cola e un paio di sacchettini di cose bianche e verdi … ah anche le immancabili tortillas di mais!
Dentro la pentola c’è la cochinita pibil che mi sono ricordato di aver mangiato qualche sera prima e si tratta di carne di maiale tagliata a fettine e cotta in un liquido rossastro !!! Beh … almeno non sono cavallette anche se la mattina alle otto non è male come colazione.
Mentre sto mangiando arrivano un uomo piccolo ma dai capelli nerissimi insieme ad un bambino di sei anni, si presenta, mucho gusto, e poi inizia a disboscare con un machete il giardino dietro la casa. Lei mi dice che sono i padroni di casa e lei abita li da poco.
Dopo un po’ arriva una donna sui cinquanta, la moglie, piccola ma chiacchierona già di mattina. Prende le tortillas, le divide in due parti, e ci mette dentro la cochinita aggiungendo poi il contenuto dei due sacchettini : in uno cipolla bianca nell’altra il chile, ottimo per iniziare la giornata !!!!
Finito di mangiare questa donna inizia a parlare al cellulare con non so chi ma molto agitata riguardo a una perra (cagna) che morde …
Intanto vengo invitato al pranzo e ci penso un po’ … ma vuoi mettere un pranzo domenicale in un posto imprecisato nella periferia di Mèrida, Yucatan ? Ho accettato.
La donna mi spiega che il primo marito fa lo chef a Hong Kong ed è scappato qualche anno prima lasciandole due figli ormai grandi (27 e 24 già casados). Il terzo è questo che ha fatto col nuovo marito. Il nuovo marito è originario maya e si vede. Ha 54 anni, capelli nerissimi, muscoli dappertutto e si ferma solo per fare colazione un attimo e poi via col machete nel giardino (che io all’inizio credevo fosse il principio della foresta, ma che piano piano scopro che davanti c’è un’altra casa e altre nei dintorni).
La donna se ne va col bambino spiegandomi che farà il pollo asado con sopa. Benissimo, qualcosa di conosciuto!
Torniamo a letto, anzi sull’amaca e dopo un po’ mi riaddormento.
Quando mi sveglio la trovo col tubo da irrigazione che sta pulendo tutta la casa (che poi non ci vuole molto).
La aiuto a rimettere a posto le sedie, che poi sono sedie della Coca-cola così come i tavoli prelevate chissà da quale bar. In tutti i paesi sperduti dello Yucatan esiste un posto con sedie e tavoli della Coca-cola.
Dopo un po’ verso mezzogiorno ritorna la donna col bambino e una pentola enorme. Tira fuori un paio di polli già puliti e li guarnisce con cipolla rossa e bianca. La cipolla rossa mi spiega che costa 23 pesos (credo al chilo) mentre quella bianca costa solo 2 pesos ma servono entrambe per il pollo asado.
Insieme alla pentola porta anche 4 bottiglioni da 2 litri di cerveza Sol.
Iniziamo a bere, e si ferma anche il guerriero maya col machete in mano per bere con noi, non suda, beato lui! Io inizio a sentire il caldo.
Mi vengono offerti degli infradito al posto dei sandali e boh …. mi stanno bene! Poi provano con dei pantaloni corti ma dopo diverse prove non ce la posso fare, troppo enorme per i pantaloni di un messicano. Tengo i miei pantaloni lunghi e mi tolgo la camicia.
Verso l’una arriva davanti alla porta una specie di camion all’americana e scendono cinque donne e un uomo (tre erano nel cassone di dietro) e allora vado a rimettermi la camicia (lo stile innanzitutto). Saluti e baci e mi presentano come l’amigo italiano, ma qualcuna inizia già a parlare di novio (inizio a preoccuparmi che non mi lasceranno più andare via). Poi iniziano a parlare velocemente in spagnolo e mi perdo, meno male che c’è la birra e ce n’è per tutti visto che anche loro ne hanno portata altri tre o quattro bottiglioni sempre di Sol (s’avesse a mescolare …).
Arrivano anche le botanas che poi sono un po’ piccanti a causa della salsa di chile sparsa sopra. Il maya porta anche dei semi verdi che è un chile di razza diversa che non brucia nello stomaco come quello classico.
Io li provo tutti ma bruciano comunque e la bocca va a fuoco e bevo ancora birra.
L’atmosfera inizia a diventare come nelle soap opera messicane. Donne sedute in circolo a parlare e spettegolare, birra che scorre a fiumi, ma di cibo ancora nulla. Finalmente il pollo è stato messo a bollire sulla fiamma viva del carbone. Per fortuna il fuoco viene acceso fuori dove oramai si inizia a vedere la fine della foresta e già sembra qualcosa simile a un’aia o ad un giardino di sassi.
Le donne più anziane vengono chiamate Mama o Mamita in segno di rispetto. Sono naturalmente tutte sposate ma i mariti non si sa dove siano, in compenso secondo me tra l’uomo (veramente orribile) e una delle donne c’è del tenero anche se lei ha il marito che la chiama al telefono ogni mezzora.
Verso le due e mezzo arrivano anche i figli e i nipoti di Mama Sele (la donna del pollo asado). Arrivano anche loro con queste specie di camion. Per fortuna non c’è segno di bambini (a parte il primo). L’atmosfera sta diventando veramente interessante con una ventina di persone divise tra questa stanza, l’aia dietro e il giardino (!) davanti.
Uno che si qualifica come il fratello giovane di Mama Sele ha una maglia a maniche lunghe che mi sembra veramente fuori dal mondo, glielo chiedo (non so in quale lingua!) e quindi mi fa vedere gli eritemi (o ustioni ????) e allora capisco.
La birra finisce e allora vanno a prenderne altra. 6 bottiglioni ancora (che in totale fa 28 litri per ora …) più un po’ di lattine di un tipo diverso che bevono un paio di donne, evidentemente abituate a birre di classe superiore.
Il fratello di Mami fa il macho e mi spiega una sua teoria.
Secondo lui in Yucatan non c’è delinquenza nè proteste perché gli uomini sono bravi a fare sesso e questo tranquillizza le donne che non li istigano a ribellarsi contro il potere … bella teoria !!!
Poi mi dice che ha una moglie di 35 anni e un’amante di 24 …. gli faccio i complimenti considerando che è un uomo di un metro e sessanta e cento e passa chili !!!!
Alle cinque Mama Sele esce a comprare la sopa (devo capire dove comprano le cose di domenica … mah!).
Finalmente verso le sei qualcuno inizia a mangiare. Ma non tutti insieme come in una qualsiasi tavola italiana. Un po’ di persone per volta e una volta che uno ha finito si alza dal tavolo e lascia il posto a qualcun altro.
Inizio ad essere veramente stanco, birra e pollo asado e poi ancora birra. Bevo anche perché se vedono il bicchiere vuoto te lo riempiono, e allora pensi di lasciarlo a metà, ma ti riempiono anche quello a metà e poi ti chiedono perché non bevi … e allora bevo per non deludere l’ospitalità.
Verso le sette e mezzo inizia a calare la sera. Qualcuno finalmente inizia ad andare via, altri invece danno segno di borrachamento, soprattutto le donne, ma non si fermano nel bere.
Qualcuno mette della musica da un cellulare. Roba molto messicana, ma a un certo punto appare Laura Pausini col suo improbabile spagnolo e per un secondo provo nostalgia.
Finiscono le sigarette ma anche questo problema viene risolto subito. Misteriosamente dopo un po’ ricompaiono e quindi si può continuare a chiacchierare bere fumare mangiare ….
Spero verso le nove che vadano via tutti. Io neanche so dove sono e nessuno mi vuol accompagnare a prendere un taxi.
Mi spiegano che è necessario che io resti con lei perché è segno di mancanza di rispetto andare via senza di lei e allora mi rassegno.
Il maya ha smesso col machete e ha dato fuoco alle sterpaglie così c’è un fumo che non ci si vede. Poi inizia a parlare con me di calcio. Mi spiega che il Messico è una squadretta perché non ha le palle e ai mondiali non va mai dopo i quarti perché dopo aver passato gli ottavi festeggiano invece di concentrarsi alla partita successiva.
Poi mi fa anche il pronostico per Brasile 2014. Primo Brasile poi Italia e poi Argentina. A quel punto io sono contento perché se un maya mi dice che ci saremo nel 2014 allora forse ha un calendario più aggiornato di quelli che circolano per il mondo.
Dopo un po’ però anche lui inizia a venirmi sulle palle : mi prende in giro con pizza, peperoni, mafia, ecc. ecc. …
Alle dieci e mezzo finalmente il Domingo a Mèrida è finito. Sono esausto. Andiamo a prendere un autobus e andiamo in centro a Mèrida.
Quello che vorrei è andare in albergo e riposarmi ma le mi convince e andiamo in un altro locale e ordiniamo (cosa ???) un secchio con dieci birre da 25 cl!!!
Finalmente arriviamo all’albergo.
La mattina per fortuna lei se ne va. Mi saluta e io posso partire per il Chiapas.